Archivio mensile:Giugno 2015

Nati liberi

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Molti credono che i conigli pet debbano vivere in gabbia, come i criceti. A parte il fatto che neppure ai criceti piace vivere rinchiusi, pensiamo a come vivono i conigli allo stato naturale, liberi di correre nei prati, scavare lunghi tunnel sotterranei, esplorare e brucare l’erba. Tenerli rinchiusi in gabbia è sbagliato quanto tenerci rinchiuso un cane o un gatto. I conigli sono animali intelligenti, curiosi, pieni di vita, che amano correre, saltare ed esplorare. Confinarli in gabbia li rende tristi e annoiati; purtroppo i conigli non abbaiano o miagolano e non raspano le sbarre con le zampe per segnalare la loro insofferenza alla reclusione, ma il fatto che se ne stiano buoni e tranquilli non è benessere ma quieta rassegnazione.

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Vitamina C per la cavia

vitamina C cavia

La cavia è un roditore erbivoro che ha una caratteristica particolare, unica tra i roditori (ma che condivide con la specie umana): ha bisogno di ricevere la vitamina C con il cibo, perché il suo organismo non può sintetizzarla. Una particolarità di questa vitamina è che non può essere immagazzinata nell’organismo (come le vitamine A, D, E e K) pertanto deve essere assunta nella giusta quantità tutti i giorni.

La cavia va quindi alimentata con vegetali ricchi di questa vitamina. La base dell’alimentazione deve essere rappresentata da fieno di ottima qualità, fresco, profumato e non polveroso. Idealmente, oltre al fieno l’alimento migliore è rappresentato dall’erba e da piante di campo, in particolare il tarassaco (molto ricco di vitamina C). In mancanza di erba possiamo offrire verdure a volontà; le più ricche di vitamina C sono i peperoni, le brassicacee (broccoli, cavoli, verze e simili) e il prezzemolo, ma sono adatti anche radicchio, cicoria, lattuga romana, sedano, finocchio, sempre di tutto un po’, in modo da avere una dieta variata e gustosa. Come frutta, sono da preferire gli agrumi come arance e mandarini; mele e carote sono molto gradite alle cavie ma contengono poca vitamina C.

Ricordiamo che la cavia ha un intestino molto delicato e non sopporta i cambiamenti improvvisi di alimentazione, quindi eventuali variazioni della dieta devono essere molto graduali: non offriamo un alimento nuovo in grande quantità, ma lasciamo tempo all’animale di abituarsi un po’ alla volta. Le cavie sono molto diffidenti verso alimenti che non hanno assaggiato da piccole, per cui a volte un tipo di vegetale viene rifiutato anche se salutare. In tal caso occorre insistere lasciandone sempre a disposizione un pezzetto, sperando che si decidano ad assaggiarlo e apprezzarlo. Continua la lettura di Vitamina C per la cavia

toxoplasmosi

Gatti, conigli, toxoplasmosi e gravidanza: facciamo chiarezza

Capita troppo spesso che medici e ginecologi spingano le donne in gravidanza a “liberarsi” (letteralmente) di gatti e persino conigli di casa facendo dell’ingiustificato terrorismo psicologico, con la minaccia di gravi conseguenze per il nascituro a causa della possibilità di contrarre la toxoplasmosi dai propri animali. Questo atteggiamento sconsiderato è frutto di un’ignoranza ingiustificabile che crea angoscia alla madre e un trattamento crudele e irresponsabile verso gli animali.

Vediamo ora perché allontanare questi pet è assurdo, distinguendo tra conigli e gatti.

Per quanto riguarda il coniglio, questo animale può, in rari casi, ammalarsi di toxoplasmosi, ma non è in grado di trasmetterla se non consumando le sue carni (poco cotte), pensiero che dovrebbe suscitare un giusto ribrezzo. Il coniglio di casa eventualmente infestato non può in alcun modo trasmettere il parassita alle persone o ad altri animali conviventi, se non viene mangiato (!!).

Per quanto riguarda il gatto, esso è la specie in cui il parassita, Toxoplasma gondii, svolge il suo ciclo completo causando di solito una malattia di modesta gravità, autolimitante. Il parassita lascia il suo ospite attraverso le feci, cosa che avviene per un tempo limitato (circa tre settimane) per poi cessare. Prima che il contatto con queste feci possa infestare un altro animale o una persona, le feci devono restare nell’ambiente per 2-3 giorni. Ecco dunque che bastano semplici precauzioni per  evitare qualunque pericolo di contrarre la malattia (cosa che comunque deve preoccupare solo le donne sieronegative). La toxoplasmosi non si contrae carezzando il gatto di casa, ma venendo a contatto con le feci di un gatto infestato rimaste nell’ambiente per alcuni giorni. La principale fonte di contagio per le donne in gravidanza è rappresentata dal consumo di carne poco cotta. Per maggiori informazioni sulla toxoplasmosi del gatto e il modo di evitare i pericoli leggete questo articolo.

Ai medici che credono che sia necessario liberarsi di gatti e conigli, fate leggere questo articolo presente sul sito epicentro.iss.it a cura del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute.

Il colpo di calore nei piccoli mammiferi

Con l’arrivo della bella stagione c’è un pericolo che può minacciare la salute e la vita dei nostri animali: il colpo di calore. Si tratta di un problema grave, potenzialmente mortale, che si verifica quando un animale è esposto a temperature elevate senza la possibilità di spostarsi in un luogo più fresco.

Oltre a cani e gatti, anche conigli e roditori sono suscettibili al colpo di calore. Sopportano meglio le temperature basse che quelle alte: in generale, sopra i 25°C cominciano sentirsi a disagio e oltre i 30°C può già manifestarsi il problema. La situazione è più grave in condizioni di umidità elevata e scarsa circolazione d’aria. I piccoli mammiferi non sono in grado di dissipare il calore sudando come facciamo noi. In natura cercano riparo dal caldo eccessivo riparandosi in tane sotterranee. Altri, come cavie e cincillà, nel loro ambiente originario non dovrebbero neppure affrontare il problema perchè provengono da zone in cui il clima non è mai caldo. Continua la lettura di Il colpo di calore nei piccoli mammiferi