Vale a dire: o si tengono cani o si tengono tartarughe. Gli incidenti dovuti a cani che aggrediscono le tartarughe di casa sono così numerosi, e gravi, da sconsigliare decisamente di far convivere i due tipi di animali.
La corazza delle tartarughe è un tessuto vivo, molto vascolarizzato, come sanno bene i cani che hanno avuto occasione di avere una tartaruga sotto i denti. Per i cani la tartaruga è un osso succulento che non esitano a rosicchiare se ne hanno la possibilità. Neppure recinzioni e catene si dimostrano mezzi sufficienti a tenere i cani lontani da questi rettili: molti episodi traumatici si verificano proprio con cani teoricamente isolati dalle tartarughe. Spesso l’aggressione si verifica con cani abituati a convivere con le tartarughe da anni, e che improvvisamente iniziano a giocarci e a roderne la corazza. Non si sa il motivo per cui un cane che ha ignorato la tartaruga per anni un bel giorno decide di dilaniarla, forse per noia.
Gli incidenti accadono sia con le tartarughe terrestri che quelle acquatiche tenute in laghetti all’aperto. I poveri rettili non gridano e non hanno alcun modo di difendersi dagli attacchi dei cani. Le lesioni subite dal rettile vanno da una lieve abrasione della corazza, con l’asportazione dello strato di cheratina superficiale, all’asportazione di grossi pezzi di corazza che provocano gravi emorragie e l’esposizione degli organi interni. Le lesioni più gravi possono ovviamente portare alla morte, mentre per quelle più lievi un’adeguata terapia può con il tempo portare alla guarigione. Le cicatrici rimangono, ma il rettile continua la sua vita.
È importante prendere ogni precauzione per salvaguardare le tartarughe dall’aggressione dei cani, ma la cosa migliore è mettersi nella condizione di non dover mai affrontare il problema, scegliendo tra cani e rettili.
Le seguenti immagini sono solo un piccolo esempio di lesioni causate dai morsi di cani. Sono immagini forti, ma servono a mostrare la serietà del problema.